Angelo Rebay

❝Li 16 Giugno 1855 partij da Como con mia figlia Luigina recandomi alla mia casa di campagna a Cavallasca, ove noi rimasimo in compagnia anche di detta mia figlia Maria Domenica e la sua famiglia, mio figlio Giovanni e la sua famiglia, mio figlio Isidoro e la sua famiglia, tra tutti, compreso le donne di servizio di ogni famiglia, N° 20 individui, e vi restammo assieme sino alla fine di Ottobre detto anno a motivo della maledetta malattia del Cholera Morbus che con molta violenza era scopiato nella città di Como.
Grazie a Dio, detta malattia non è scopiata e nessun individuo ne fù attaccato in detto Comune di Cavallasca, per cui nel 1855, come nel 1836, ripetto grazie a Dio, io e tutta la mia famiglia ne fummo ivi preservati, e ritornammo sani a salvi alle rispettive nostre abitazioni a Como, dopo essere essa cessata. In Como morirono N° 700 persone da detto male.
Havvi una masseria, in detto Comune di Cavallasca, denominata Colombirolino ora di ragione dell’Egregio Ingegner Giuseppe Zambra di Como, ed in un certo sito di essa furono sepolti dei morti di contaggio ossia Peste e ciò nell’anno 1630.
Gli abitanti di questo Comune, sino da tempo immemorabile, non tralasciarono di visitare quel sito e di pregare il Signore a suffragio delle anime di quei defunti, e li reputavano miracolosi perché da essi più volte ne provarono dei prodigi.
Siccome dunque che tanto nel 1836 quanto nel 1855 questi abitanti tutti, furono preservati dall’ora dominante fatal morbo, invalse in essi la sana e ferma idea che ciò sia seguito specialmente per intercessione di detti poveri morti del contaggio. Per ciò, in segno di pia memoria e gratitudine verso di essi, si risolvette in detto anno 1855 di fabbricare un bell’Oratorio nel sudescritto sito, mettendolo sotto il patronato a titolo di San Rocco❞.

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(dall’autobiografia di Angelo Rebay, conservata presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano)
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il libro edito da Forum / Autografie

L’autobiografia di Angelo Rebay, ricco commerciante di stoffe, si apre con l’arrivo delle truppe napoleoniche in Lombardia. Si racconta tutta una vita di affari e compravendite, con una parentesi di commercio in Sassonia e in Renania, a fianco di una moglie molto amata, che gli dà sei figlie femmine e quattro maschi. Di tutti annota date, luoghi di nascita e padrini di battesimo, racconta il fasto dei funerali di famiglia, ma scrive anche di pestilenze, delle rivolte del 1848 e perfino delle battaglie che porteranno all’Unità d’Italia.