Cesare Pitoni

❝Ore 13 del 12 [luglio] 1915. Corre voce che stasera ripartiremo, per tornare vicino al posto dove stavamo l’altro giorno, ma un po’ più a sinistra del paese. È dunque destinato che quando si va a stare un po’ meglio, subito si deve andare a star peggio.
Ieri sera verso le 9 e mezzo incominciò un vivo cannoneggiamento che, dicesi, sia durato fino all’una dopo mezzanotte. Io mi addormentai dopo essermi goduto lo spettacolo veramente stupendo del lampeggiare dei proiettili. Alla luce di essi, di tanto in tanto, si univa quella dei riflettori.
Dicesi che sia stato un contrattacco degli Austriaci, contrattacco a cui ha fatto fronte anche un gruppo del 12°. Con questo si viene a spiegare anche la nostra partenza. Intanto a me mi hanno rubato il pastrano e stanotte, se pioverà, peggio per me. Se ritrovo il ladro, l’ho giurato, gli rompo il muso.
19 e 21. Sparato [su] aeroplano che, passato su noi, allontanasi: colpo vicino. Ora provasi a [alzo] 48. 7 e 22. [Sparato] alto. L’aeroplano ritorna a destra, sparasi alto.
Ore 7-24. Ora sparato sopra. Sparato ancora, [l’aeroplano] se ne va indietro.
7,25. Sparato sopra.
7,25’ 1⁄4. Sparato ora indietro.
7,25 1⁄2. Sparato indietro basso. Alzo 43; alzo varie a 44; ora a 46, ma senza sparare perché alto; alzo 50 (si vede appena un punto nero lontano), non si è potuto sparare più perché lontanissimo.
Ora si sta ad insellare i cavalli ed a notte partiremo ed andremo proprio a Turriaco, vicino dove stavamo.
Ore 21. È da mezz’ora e più che abbiamo attaccato [i cavalli ai carri] e si dice che si partirà verso mezzanotte o l’una. Il cielo è ricoperto di nuvole e già è piovuto un po’ sulle nostre spalle. Ed io sono senza pastrano. Ora è spiovuto, ma è minaccioso. Io sto scrivendo allo scuro.
Del nostro cambiamento si dice che sia perché si sono verificati dei casi di colera. Infatti ieri sera un sergente maggiore di cavalleria mi disse che al suo squadrone se ne era riscontrato un caso ieri stesso, tanto che lui non era potuto rientrare nella casa dove stavano alloggiati. Ad ogni modo io sono convinto che il nostro movimento sia indipendente da esso, perché in caso contrario saremmo andati indietro e non avanti.
Stasera è morto un cavallo di un capo pezzo con dolori di pancia. Un caporale della mia batteria, che era restato a Capua, ieri è venuto alla batteria ed [è stato] affiancato al mio reparto. Ha detto di averci trovati molto cambiati e specialmente me. Infatti ho gli occhi infossati. Ora voglio provare a dormire, ma lo credo difficile.
21-8-915 ore 11 1⁄4. Ieri sera montai di giornata e montai di ronda. Stanotte è piovuto, ma io ho dormito saporitamente nel letto e mi sono alzato alle 5. Sono stato alla passeggiata con i cassoni. Siamo andati ai forti di Palmanova e mi sono divertito a fare delle discese ripide di argini col cavallo. Prima di partire, mentre stavo attento che tutti insellassero, ho sentito un colpo di moschetto vicinissimo. Mi son voltato ed un cavallo giaceva a terra. Per imprudenza, un soldato, scaricando il moschetto, era partito il colpo, colpendo un cavallo vicino a un paio di passi. La pallottola gli ha attraversato le spalle da parte a parte, andandosi poi a conficcare nella sella. La pallottola la conservo ed è schiacciata alla punta.
Barbiron e l’altro ancora non sono tornati, perciò già sono stati deferiti al tribunale militare. Stamane però si vocifera che siano stati arrestati in una casa di tolleranza a Palmanova.
In questa località si sono verificati dei casi di colera, perciò ora c’è rigore per chi mangia frutta ecc…
Ore 22,10. Or ora ho finito di mangiare con un mio collega. Mezz’ora fa sono tornato da Palmanova, ove sono stato a prendere i due soldati che mancavano. Fin dall’altro ieri erano stati arrestati, perché senza permesso, e stavano in prigione. Dopo aver girato tutta Palmanova da una caserma all’altra, finalmente verso le ventuno li ho rintracciati e li ho portati via, rilasciando però ricevuta come per un pacco di patate. Ora ho sonno, e tanto, perciò vado a dormire. Appena sono arrivato, è venuto a piovere, ma appena appena ne ho presa di acqua. Ora lampeggia in modo spaventoso e i tuoni rombano, mentre la pioggia cade.
Lì 29-8-915 ore 12. Stamane, mentre i soldati facevan la trincea, ho impastato della terra ed ho incominciato a fare un busto a Francesco Giuseppe. Ora l’ho quasi finito e m’è venuto discretamente.
Verso le 10 1⁄2 degli shrapnel nemici sono venuti a scoppiare vicinissimi. Ho proseguito il mio lavoro mentre ne giungevano altri. Ad un certo punto, siccome il tiro era divenuto vicinissimo, i soldati sono scappati quasi tutti giù per la collina ed io ho dovuto gridare a perdifiato per farli tornare indietro.
In una mano Cecco [Peppe], in una la stecca improvvisata, e chiamavo quei valorosi. Poi mi sono messo nella trincea ed ho proseguito il mio lavoro. Ora mi sono lavato le mani, perché aspetto il rancio. I soldati sono andati giù nella valle a prenderlo ed io per lavorare e per… pigrizia sono restato qui.
Ore 19,42. Or ora ho finito di mangiare: sono in un ristorante di Cormons. Ho mangiato con molto appetito una buona pasta al burro, arrosto di vitella con contorno di patate, mezzo litro di vino, dolce (un pezzo di torta) ed un vermut. Da tre mesi non avevo ancora mangiato così, perciò è da registrarlo. Fino a stasera ho lavorato con Cecco, il quale è venuto benissimo. Meglio di quanto potevo aspettarmi e poi sono venuto entro Cormons. È una bella cittadina, ove non manca proprio nulla: neanche il colera, per il quale è proibito vendere frutta fresca, bensì si vende cotta. Ora me ne tornerò all’accampamento a due chilometri da qui. Mi fa male la spalla sinistra e stanotte ho avuto forti dolori di ventre.
Lì 30-8-915 ore 19 1⁄2. Sono più di due ore e mezza che piove a dirotto, ma da un’ora in qua è addirittura il finimondo. Sono tornato alla tenda alle 17 e 30 già bagnato, perché il temporale m’ha preso per via. Ora qui nella tenda piove dappertutto. Ogni tanto una goccia cade su queste pagine e mi fa fare sgorbi. Siamo accampati vicino a del granturco e fuori i solchi oramai sono pieni d’acqua. Se seguita così, fra poco si andrà a galla. Tra l’altro tira un fortissimo vento e la tenda è malsicura. Se va all’aria, faremo tombola. Tutt’oggi sono stato in giro; sono stato… a fare una trincea. (La pioggia diminuisce). Domani forse si cambierà accampamento, perché si sta troppo lontani dal posto di lavoro. Portarmi la roba dietro sarà un guaio. Ho anche il signor Cecco Peppe da portare. Qui nella tenda ci sono con me tre fiorentini, i quali m’han fatto tanto ridere per i […] che han mandato giù. Ora abbiamo tastato il terreno ricoperto di foraggio e fieno e fino ad un certo punto c’è acqua sotto. Se pioverà ancora forte, si starà col sedere nell’acqua. Speriamo che smetta. Lontano si sente il rombo cupo del cannone. Qui nella tenda è un teatrino. Ho riso e ci sarà ancora da ridere.
Il libro [il quaderno] è finito ed ora non ho dove scrivere.❞

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(dal diario di Cesare Pitoni, conservato presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano)
approfondimento

Cesare Pitoni è stato un sergente di artiglieria durante la Prima Guerra Mondiale. Il diario fu redatto mentre era impiegato sul fronte orientale. Pitoni nacque nel 1892 a Pettorano del Gizio, provincia di L’Aquila, da genitori reatini: Bernardino, capo stazione delle Ferrovie dello Stato e Beatrice Brunelli, casalinga. Prima della guerra la famiglia si era trasferita in Campania. La partenza del Pitoni per il fronte avvenne infatti dal Deposito militare di Capua. Era il 6 giugno 1915. Al termine del conflitto, le difficoltà economiche del Paese costrinsero molti reduci a cercare lavoro all’estero. Scelta che dovette fare anche Pitoni stesso, che si trasferì in Argentina, ove visse con la famiglia, guadagnandosi da vivere come disegnatore. Non fece mai ritorno in Italia. Morì nel 1965..